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The Giver – Recensione

Valutazione Film

The Giver – Recensione
Redazione

Consigliato

The Giver – Il mondo di Jonas è un film di Philip Noyce, in cui viene presentata una realtà quasi utopica, in cui gli uomini, più che essere uomini, vengono trasformati in robot: ci troviamo in un mondo in bianco e nero, dove la diversità è mal vista, dove le emozioni e i sentimenti sono frenati grazie a iniezioni giornaliere di una sostanza chimica che inibisce il dolore, la rabbia, l’amore.

The Giver (che sarebbe stato meglio tradurre alla lettera “Il donatore”) riesce a farci riflettere sull’importanza della diversità, e soprattutto sulla sua bellezza. L’uguaglianza non porta scompiglio, così come eliminare le emozioni: tutti sono uguali, tutti hanno gli stessi privilegi, tutti la stessa vita, non c’è gelosia, né intolleranza, non ci sono guerre, non c’è niente. Ma niente di niente. La perdita dei sentimenti determina anche la perdita della speranza, dell’amore, dell’affetto, del coraggio. Tutte le emozioni sono cancellate dalla memoria umana, solo alcuni prescelti, i “portatori di memorie”, ricordano il passato e tutto ciò di cui il mondo viene ora privato. Jonas (Brenton Thwaites) è uno di questi: egli inizia a provare sensazioni che non aveva mai provato, vede i colori, gli animali, la bellezza, ma anche la distruzione, la perdita, il dolore. E si ribella, si ribella a quell’esistenza pacifica, insignificante, priva di vita.

Anche se il tema del film è toccante, la piattezza del mondo di Jonas si riversa anche sulla pellicola, in cui si sente un po’ la mancanza di scene d’azione. Jeff Bridges (Il donatore, appunto) riesce a far trasparire il peso di portare le memorie dell’umanità tutte in una sola persona; Meryl Streep è fantastica come sempre. Ah, se vi aspettavate la presenza di Taylor Swift, lasciate stare perché dice si e no due battute e l’avranno messa sul cartellone pubblicitario solo perché è Taylor Swift, sperando di attirare pubblico adolescenziale.

Un po’ di delusione sul finale: per quanto il film sia tratto da una saga e quindi la storia non sia conclusa, verso la fine diventa alquanto surreale e rimane completamente aperto. Si poteva fare di meglio.

Riproduzione Riservata – A.F.

via: ilnerd.com

Scritto da
x0xShinobix0x
I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac-man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica ripetitiva...

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