Microsoft accusata per il downgrade da Vista a XP

Brutte notizie per Microsoft sul fronte di Windows Vista. A causa di un’opzione che permette il downgrade (a pagamento) da Vista ad XP, la società torna ad essere oggetto di una causa legale.

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Secondo Emma Alvarado (promotrice dell’azione legale) il downgrade da Vista ad XP è da conderarsi come pratica commerciale sleale ed in contraddizione con le norme previste per la tutela dei consumatori. Tale opzione, costringe l’esborso di 59 $ dell’utente interessato a passare al sistema operativo precedente. In sostanza, sarebbe costretto a pagare due volte il Sistema Operativo.
Inoltre, sempre secondo Alvarado, Microsoft avrebbe utilizzato un’altra mossa molto sleale nei confronti dell’utenza finale, obbligando i costruttori a preinstallare Vista sui PC, dal 2007.

Emma Alvarado è convinta che la società di Redmond abbia messo in pratica delle politiche coercitive (di obbligo, quindi) nei confronti degli OEM, rendendo praticamente impossibile la vendita di PC con XP preinstallato.
Una scelta che ha garantito a Microsoft di mantenere alta la propria quota nel mercato dei sistemi operativi, continuando a promuovere Vista e consolidando il suo attuale monopolio.

Alvarado è intenzionata a ricevere un risarcimento ed avviare una vera e propria class action nei confronti della grande M. Stando alle informazioni che riguardando la vicenda, Alvarado ha deciso di passare alle vie legali dopo l’acquisto di un laptop Lenovo e la scoperta di dover sborsare altri soldi per passare da Windows Vista a XP. Questa è un’opzione che viene offerta da numerosi OEM, dopo le numerose richieste (da parte degli utenti) di prolungare la vita di Windows XP.
Una pratica, secondo Emma, che avrebbe consentito alla società di Redmond di ottenere guadagni molto elevati costringendo i consumatori a pagare prezzi più alti per avere il sistema operativo desiderato. Sistema, secondo i legali della donna, che non si sarebbe mai verificato in un mercato realmente concorrenziale.
Il tutto è nelle mani della Corte di Seattle che deciderà se e quando dovrà aver luogo il nuovo processo.

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