Next of Kin: Fidelity è un’avventura narrativa in pixel art che, pur nella sua durata contenuta di 2-4 ore, riesce a lasciare un segno emotivo forte e duraturo. Al centro c’è Bjorn, un uomo segnato da un trauma infantile che continua a riaffiorare nei suoi incubi ricorrenti. La sua esistenza cambia quando incontra Leyla, donna che porta lo stesso nome e le sembianze dell’amica d’infanzia scomparsa misteriosamente. Realtà o illusione? Il gioco si costruisce attorno a questo dilemma, portando il giocatore a esplorare i confini tra ricordo, dolore e speranza.
Il gameplay è volutamente semplice: esplorazione degli ambienti, interazioni con oggetti e personaggi, piccoli enigmi e soprattutto scelte narrative che influenzano l’andamento della storia. Ogni decisione porta a conseguenze differenti e finali multipli, incentivando una seconda o terza run per scoprire nuovi risvolti. La forza del gioco sta nell’intreccio narrativo e nella capacità di trasformare ogni scelta in un pezzo del puzzle emotivo del protagonista.
Dal punto di vista artistico, la pixel art contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, dove sogno e memoria si fondono. La colonna sonora originale amplifica i momenti più malinconici e drammatici, diventando un vero motore emotivo che accompagna il giocatore nelle fasi più intense.

Il tono della narrazione oscilla tra leggerezza e introspezione: alcuni dialoghi offrono momenti di ironia o calore umano, mentre altri affrontano in maniera delicata e rispettosa temi come la perdita, il senso di colpa e l’identità. Questo equilibrio rende l’esperienza accessibile, ma allo stesso tempo matura e profonda.
Next of Kin: Fidelity non è un gioco per chi cerca azione o sfide impegnative, bensì per chi desidera vivere una storia breve ma intensa, capace di emozionare e di spingere a riflettere. Una piccola gemma narrativa che dimostra come anche un titolo compatto possa lasciare un impatto universale, trasformando un dramma personale in un viaggio empatico con cui tanti possono identificarsi.