Nel primo semestre del 2025, il mondo delle criptovalute è stato colpito da una nuova ondata di truffe e attacchi mirati che dimostrano quanto il settore Web3 sia ancora terreno fertile per i criminali. Dai furti digitali tramite malware e phishing fino a veri e propri rapimenti per estorcere portafogli crypto, il livello di pericolo è salito vertiginosamente. Analizziamo le frodi più eclatanti, le nuove tecniche usate dai truffatori e i modi per difendersi.
Furti milionari tramite social engineering
Un giovane di 19 anni del Connecticut ha orchestrato uno dei colpi più scioccanti dell’anno. Spacciandosi per un dipendente Yahoo o Google, ha convinto ignare vittime a rivelare le proprie seed phrase tramite telefonate e siti truccati. Il bottino? Oltre 245 milioni di dollari in criptovalute. In alcuni casi ha anche tentato estorsioni fisiche e rapimenti, segno che i confini tra crimine informatico e criminalità organizzata sono sempre più sfumati.
Il malware “CoreKitAgent”: l’arma segreta della Corea del Nord
Un nuovo malware scritto in linguaggio Nim, potenziato con AppleScript, è stato rintracciato nei server compromessi di utenti Web3. Creato dal gruppo nordcoreano “BabyShark”, questo software è in grado di ottenere accesso persistente ai dispositivi MacOS, comunicando in modo cifrato con server di comando e controllo. Il bersaglio? Wallet crypto e chiavi private. Questo tipo di minaccia è particolarmente subdolo perché spesso invisibile ai normali antivirus.
2,5 miliardi di dollari persi nel primo semestre 2025
Secondo il report Hack3d di CertiK, nel solo periodo gennaio-giugno 2025 si sono verificati 344 attacchi tra exploit, furti di wallet, phishing e rug pull. Il totale delle perdite ha superato i 2,47 miliardi di dollari, con 1,71 miliardi sottratti da wallet compromessi e 410 milioni tramite truffe di phishing. Sono cifre che mostrano una crescita esponenziale rispetto al 2024.
Attacchi fisici ed estorsioni reali
Il lato più inquietante di questo trend è l’aumento di attacchi nel mondo reale. In diversi casi in USA ed Europa, gli hacker hanno usato informazioni pubbliche per identificare investitori crypto, per poi minacciarli di persona con armi o rapimenti. In alcuni casi, le vittime sono state costrette sotto tortura a firmare transazioni o fornire le chiavi d’accesso ai wallet.
Exchange e protocolli nel mirino
Anche i grandi nomi non sono al sicuro. Tra i casi più eclatanti:
- Bybit: violazione da 1,5 miliardi di dollari, legata al gruppo Lazarus.
- Cetus Protocol: exploit nei contratti smart, con un furto da 220 milioni.
- Coinbase: un attacco al sistema di assistenza clienti ha portato al furto di dati personali e a una richiesta di riscatto da 20 milioni di dollari.
Come proteggersi oggi nel Web3
Di fronte a questi scenari, l’adozione di buone pratiche di sicurezza diventa cruciale:
- Non condividere mai seed phrase o chiavi private.
- Utilizzare wallet hardware per fondi significativi.
- Diffidare da email, link o QR code non verificati.
- Verificare sempre l’URL dei siti (https, certificazioni).
- Tenere aggiornato il software e usare sistemi di alert.
- Non condividere online il proprio patrimonio crypto.
Il mondo Web3 promette libertà e decentralizzazione, ma richiede una vigilanza costante. Le truffe non sono più solo informatiche: sono ormai un mix di ingegneria sociale, violenza reale e tecnologie avanzate. Per investitori e utenti, essere informati e prudenti è l’unico modo per navigare in sicurezza in questo nuovo Far West digitale.