Recensione e Gameplay per Two Falls

Two Falls Recensione: Il videogioco che dà voce ai popoli dimenticati

    Two Falls (Nishu Takuatshina) non è solo un videogioco: è una finestra delicata e potente su una parte dimenticata della storia coloniale del Canada, vissuta attraverso gli occhi di due protagonisti dalle culture distanti, ma profondamente umane. Sviluppato da Unreliable Narrators, lo studio ha scelto di affidarsi a creatori e consulenti indigeni in ogni fase dello sviluppo: dalla scrittura affidata a Isabelle Picard (di origine Wendat), al coinvolgimento dello studio Awastoki e dell’Ufficio Nionwentsïo, il risultato è un’opera autentica e rispettosa.

    Un doppio punto di vista, una sola realtà complessa

    Il gioco è una avventura narrativa in prima persona, basata sulle scelte del giocatore, simile nell’impianto a titoli come Firewatch e What Remains of Edith Finch. Alterniamo il controllo tra Jeanne, giovane francese naufragata sulle coste canadesi, e Maikan, cacciatore Innu alle prese con eventi climatici misteriosi che minacciano la sua comunità. Le loro storie si intrecciano in un racconto che affronta la colonizzazione, l’identità culturale e la fiducia.

    Ciò che colpisce subito è il modo in cui il mondo di gioco cambia a seconda del personaggio: la foresta vista da Maikan è viva, ricca di colori e suoni rassicuranti; la stessa ambientazione, vista da Jeanne, appare cupa, minacciosa, quasi ostile. Un lavoro eccezionale di direzione artistica che trasmette la soggettività delle emozioni e delle esperienze.

    Dialoghi lenti, ma pensati: la scelta ha un peso

    Il sistema di dialogo si distingue per la mancanza di timer, lasciando il tempo al giocatore di riflettere sulle scelte. Ogni decisione può influenzare le sliding scales della personalità dei personaggi: Jeanne, ad esempio, oscilla tra una fede cattolica dogmatica o liberatoria. Le conseguenze delle scelte non sono sempre immediate, ma vengono segnalate dopo averle effettuate, rendendo ogni decisione più consapevole.

    Un piccolo difetto sta nella vaghezza di alcune anteprime di dialogo, che non sempre rispecchiano fedelmente il tono della risposta scelta. Un’aggiunta come etichette o colori per indicare l’impatto emotivo della frase sarebbe stata utile.

    Personaggi sfaccettati e relazioni autentiche

    Il mondo di Two Falls è abitato da personaggi moralmente complessi. Un esempio lampante è Pierre, commerciante di pellicce francese che accompagna Jeanne. È premuroso e curioso verso la cultura di Maikan, ma anche capace di giudizi sbrigativi e pregiudizi taglienti. Questa ambiguità lo rende sorprendentemente reale.

    I momenti più intensi arrivano però grazie a Maikan e Tehonwastasta. Il primo è un giovane che porta sulle spalle il peso della sopravvivenza del suo popolo. Il secondo è un mediatore culturale stanco e frustrato, in lotta con l’indifferenza dei coloni. Entrambi sono doppiati da attori indigeni, Charles Bender (Wendat) e James Malloch (Mohawk), che donano profondità emotiva e autenticità ai personaggi.

    Un’opera necessaria, che non semplifica

    Two Falls (Nishu Takuatshina) non offre risposte semplici. Al contrario, pone domande difficili: come si ricostruisce la fiducia dopo secoli di oppressione? Come si fa a trovare un linguaggio comune? Il gioco non cerca soluzioni facili, ma offre empatia, umanità e rispetto. Lascia al giocatore il compito di esplorare, capire e, forse, immaginare una via verso la riconciliazione.

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