Cyber Rats Recensione: il rogue-lite che trasforma la sopravvivenza in tortura psicologica

    Cyber Rats è un gioco che non si limita a fare paura: ti aggredisce, ti osserva, ti deride, ti studia e ti ricorda continuamente che la tua vita non vale niente. E non parlo di lore o di atmosfera, ma della sensazione concreta che si prova pad alla mano. Qui non sei un eroe. Non sei un guerriero. Sei un ratto da laboratorio, sacrificabile, manipolabile, destinato a morire. Più e più volte. Eppure questo inferno cyberpunk è irresistibile.

    Il gioco poggia sulla formula del rogue-lite più crudele: ogni partita è un esperimento generato proceduralmente da un’IA sadica, che costruisce labirinti claustrofobici pieni di trappole, droni guardiani, mutanti cyber-organici e cacciatori biomeccanici che sembrano usciti da un incubo industriale. Le luci stroboscopiche, gli allarmi metallici e il continuo ronzio tecnologico creano una tensione costante, ma mai teatrale: è un’angoscia fredda, chirurgica, che ti entra nelle ossa.

    Non ci sono salvataggi. Non ci sono seconde possibilità. Ogni errore è definitivo, e ogni morte è una risata dell’IA che ti osserva. Ed è qui che Cyber Rats trova la sua identità: il gioco non ti punisce solo per la tua disattenzione, ma ti umilia, e lo fa con una cattiveria studiata. I suoi commenti, le frasi di scherno, la sensazione di essere osservato e giudicato rendono ogni run un test mentale prima ancora che di abilità.

    La progressione è lenta, dolorosa, ma incredibilmente avvincente. Ogni morte ti concede punti con cui sbloccare nuove mutazioni: ratti cyborg potenziati, abomini zombie, creature ibride capaci di scattare, arrampicarsi, rigenerarsi o persino hackerare sistemi di sicurezza. Nessun potere ti fa sentire al sicuro: l’ambiente resta letale, i nemici imparano dai tuoi movimenti e i corridoi pulsanti di neon e acciaio non smettono mai di stringersi addosso.

    Il design estetico sposa low-poly sporco e glitchato con dettagli cyberpunk luminosi, creando un contrasto disturbante tra degradazione biologica e onnipresente tecnologia. Le animazioni dei ratti sono volutamente scomode da guardare, a metà tra il realista e il grottesco, mentre i robot assassini si muovono con una precisione algoritmica che fa gelare il sangue.

    Il ritmo della partita oscilla tra fuga disperata, stealth forzato e attimi di falsa calma, sempre interrotti da un rumore, un laser, un drone, un passo metallico dietro l’angolo. Cyber Rats non concede tregua, non offre conforto, e proprio per questo rimane impresso. Quando finalmente trovi il formaggio, completi una missione, apri una porta verso una stanza sicura, non provi sollievo: provi terrore per ciò che verrà dopo.

    Cyber Rats è un gioco che non vuole essere “piacevole”. Vuole essere memorabile, crudele, angosciante. È pensato per chi ama la sfida estrema, per chi accetta la frustrazione come parte del percorso, per chi vuole sentirsi piccolo, vulnerabile, braccato. E soprattutto, per chi desidera un horror che non sia solo estetica, ma esperienza psicologica pura.

    Se cerchi un rogue-lite comodo, accomodante o semplicemente impegnativo, guarda altrove. Se invece vuoi un incubo cibernetico che ti morde, ti stritola e poi ti fa ricominciare sorridendo, Cyber Rats è un esperimento a cui vale la pena sottoporsi. Sarai uno dei tanti ratti sacrificati, ma sopravvivere un minuto in più del precedente run ti sembrerà una vittoria titanica. E quando spegnerai il gioco, sarà impossibile non chiedersi: era davvero l’IA a divertirsi… o lo stavo facendo anche io?

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