Site icon Amicopc.com

Controllare chi scambia file online con p2p e file sharing è illegale

Chi effettua monitoraggi in rete, sia azienda privata che provati, per controllare utenti inconsapevoli esplica un attività illegale. Questo è stato espresso dall’Autorità per la Privacy che ha terminato l’istruttoria che aveva portato a studiare il “caso Peppermint”. La Peppermint è una casa discografica che aveva svolto un controllo del comportamento di un ampio numero di utenti impegnati nello scambio di file mediante peer-to-peer, con l’obiettivo di trasmettere una richiesta di risarcimento del danno. A espletare il lavoro è stata una società informatica svizzera.

Il Garante ha ritenuto opportuno omologare le proprie decisioni a quelle già attuate dall’Autorità per la Privacy svizzera.

Il richiamo diretto è alla direttiva europea riguardante le comunicazioni elettroniche, che vieta categoricamente ai privati di effettuare monitoraggi e controlli, intesi come analisi ed elaborazioni di dati in modalità massiva, capillare e prolungata nel tempo e riferite a un numero elevato di utenti.

L’altra violazione commessa da Peppermint è al principio di finalità, dal momento che le reti P2P sono finalizzate allo scambio di dati e file per scopi personali. Accedere ai dati identificativi dell’utente per ragioni diverse da questi scopi, in questo caso quelli attinenti alla richiesta di un risarcimento del danno, è scorretto.

Da ultimo, anche la raccolta di informazioni su un utente a sua insaputa è illegale e la Peppermint ha drenato informazioni anche su utenti non direttamente coinvolti nell’azione di file sharing.

Il provvedimento del Garante impone alle società che hanno effettuato il monitoraggio di cancellare entro il 31 marzo i dati personali degli utenti che hanno scambiato file attraverso il sistema di peer-to-peer di cui sono venute in possesso.

Exit mobile version