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Amazon è una prigione secondo James Bloodworth

Non è di certo la prima volta che Amazon non viene elogiata in ambito lavorativo da parte degli ex dipendenti.  Nonostante sia un’azienda efficiente ed attenta al bisogno dei consumatori, cela un lato oscuro raccontato da chi ha avuto la (s)fortuna di lavorare presso uno dei tanti centri di distribuzione dell’azienda.

Quest’oggi vogliamo condividere con voi l’esperienza di James Bloodworth, un giornalista inglese che si è fatto assumere dall’azienda per un mese, allo scopo di vedere con i propri occhi le condizioni di lavoro dei dipendenti all’interno di Amazon.

Amazon paragonata ad una prigione

Si sa che Jeff Bezos, il creatore di questo importante e-commerce internazionale sia l’uomo più ricco al mondo, con un patrimonio di 112 miliardi di dollari, ma la vita per chi lavora in Amazon è tutt’altro che semplice, di seguito le parole del giornalista inglese James Bloodworth:

Ho avuto occasione di lavorare in Amazon per un mese, facendomi assumere allo scopo di verificare con i miei occhi le condizioni lavorative dei dipendenti. Lavorare in Amazon è un incubo, avevo già avuto in passato occasione di lavorare in un magazzino, ma questa volta mi sono trovato di fronte qualcosa che non avevo mai sperimentato.

Non ci sono delle vere e proprie pause, quando si riesce ad arrivare in mensa si hanno solo 20 minuti al massimo a disposizione per il pranzo, in una giornata composta da ben 10 ore e mezza di lavoro.

Quando si lascia il magazzino si viene esaminati dalla sicurezza, ciò porta via almeno 5 minuti. E’ come trovarsi in aereoporto, dove bisogna togliersi la cintura, l’orologio e cosi via dicendo, l’atmosfera è simile ad una prigione. Hai la sensazione di camminare sulle uova.

Cosa ne pensate?

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