Dopo anni di silenzio, Painkiller torna a far parlare di sé con un capitolo che non guarda al passato con nostalgia, ma lo trasforma in pura energia. Il nuovo episodio è una rinascita brutale, un omaggio ai classici sparatutto degli anni d’oro, ma vestito con la potenza grafica e sonora del presente. È il tipo di gioco che non chiede permesso: ti scaraventa nel caos, ti mette un’arma in mano e ti sfida a sopravvivere.
Il giocatore veste i panni di un’anima condannata, prigioniera nel Purgatorio, un luogo dove la speranza è un miraggio e la violenza è l’unica lingua parlata. Il protagonista non è un eroe, ma un dannato in cerca di redenzione. La Voce del Creatore gli offre una possibilità di salvezza, ma il prezzo è altissimo: deve fermare Azazel, l’angelo ribelle che guida legioni di demoni pronti a invadere la Terra. Ogni passo è una battaglia contro la follia, ogni stanza un’arena dove la vita si misura in proiettili e sangue.
Il gameplay è puro istinto. Painkiller non perde tempo con coperture o tattiche: è velocità, aggressione e ritmo incessante. Le armi, un mix di classici della serie e nuovi strumenti di distruzione, offrono un piacere tattile raro, con colpi che scuotono lo schermo e smembrano le orde nemiche. Le ambientazioni gotiche, tra chiese in rovina, cripte infestate e città avvolte dalle fiamme, esprimono una bellezza malata, resa ancora più intensa da luci drammatiche e un comparto artistico che trasuda personalità.

La novità più significativa è la presenza di quattro protagonisti distinti – Ink, Void, Sol e Roch – ciascuno con punti di forza e abilità uniche. Questa scelta non è solo estetica: ogni personaggio cambia il modo di affrontare l’azione e invita a sperimentare. In cooperativa online fino a tre giocatori, la varietà diventa strategia: un gruppo ben bilanciato può trasformare il caos in sinfonia, affrontando gli inferi con precisione letale.
Per chi ama la sfida senza trama, la Modalità Angelo Ribelle offre sessioni generate casualmente, dove si combatte fino all’ultimo respiro in arene piene di trappole e orrori. È un ritorno al “loop” perfetto del vecchio Painkiller: entra, combatti, sopravvivi, ripeti. Dal punto di vista tecnico, il gioco è un colpo d’occhio. Gli ambienti sono scolpiti nel buio e nel metallo, la colonna sonora alterna corali sacre e riff metal che esplodono nei momenti clou. Ogni suono, da un proiettile che rimbalza al ringhio di un demone, contribuisce a costruire un’atmosfera dannatamente viva.

Painkiller non cerca di piacere a tutti, e questo è il suo più grande merito. È spietato, intenso, viscerale, un titolo che ricorda perché certi giochi restano scolpiti nella memoria: perché non fanno compromessi. Un ritorno di fuoco e zolfo. Painkiller è un’esperienza che divora l’anima e gratifica i nervi, un viaggio nel Purgatorio che riscrive le regole dello sparatutto d’azione. Non è nostalgia: è potenza pura, rabbia controllata e redenzione conquistata a colpi di piombo.